In relazione all'articolo apparso domenica 5 settembre nella prima pagina di Norme e Tributi, a firma D'Angerio e Marchesoni, mi corre l'obbligo istituzionale e formale di smentire la validità dei dati riportati in riferimento all'Inpgi.
I costi di struttura, secondo i parametri adottati nella rilevazione, sono totalmente diversi. Dai nostri calcoli si evince una spesa pro-capite di 727 euro per la Gestione principale, e di 165 euro per la Gestione separata. Se poi si volesse considerare le due Gestioni unitariamente – e fino a prova contraria l'Inpgi è un unico soggetto – i costi totali suddivisi per il numero degli iscritti ammontano a 419 euro.
È evidente la distanza abissale tra i numeri riportati e la realtà dei fatti. Sarebbe stata sufficiente una telefonata, avvenuta soltanto a posteriori per chiarire la questione. Resta il fatto che l'Istituto è stato fatto apparire come spendaccione e inefficiente. Si tratta di una lesione di immagine che si aggiunge a molte altre avvenute nel tempo e che appare difficilmente tollerabile.
Quanto all'ironia del capoverso in cui si fa riferimento al costo degli Organi sociali basti segnalare che le indennità del Consiglio di amministrazione sono ferme al 1996 e vengono adeguate secondo l'andamento perequativo delle pensioni. Mentre l'incremento del costo del Personale è dovuto sostanzialmente al rinnovo del Contratto collettivo nazionale.
Infine, faccio notare che l'istituto dei giornalisti è l'unico ente a essere sostitutivo dell'assicurazione generale obbligatoria. Ciò significa espletare funzioni ispettive, attività legate agli ammortizzatori sociali, all'infortunistica e ad altre prestazioni che nessun altro ente si ritrova tra i costi. In un confronto omogeneo con i dati riportati, dove solo la gestione separata può essere considerata, l'Inpgi diventa l'ente più virtuoso insieme all'Enpaf.
In ultima analisi si è registrata una congiuntura astrale nella quale dati sbagliati sono stati messi in relazione con altri dati non confrontabili.
Tommaso Costantini
Direttore generale Inpgi
La risposta
Nell'articolo del 5 settembre scorso sull'analisi dei costi operativi delle Casse di previdenza, abbiamo scelto di considerare tutte le spese, comprese quelle relative alla gestione del patrimonio immobiliare, e di portare in detrazione solo la parte relativa alle pensioni.
Nello specifico, la Cassa del Notariato è in disaccordo sugli elementi che compongono il totale dei costi operativi e in particolare sull'aver considerato nelle spese l'indennità di cessazione (la voce più rilevante pari a 26 milioni). Quest'ultima, dai notai, viene portata in detrazione nei risultati della gestione patrimoniale perché è considerata un onere correlato all'accantonamento negli anni. Nulla da eccepire. Segnaliamo che a nostro avviso tale elemento, per coerenza contabile e interpretativa, avrebbe dovuto invece essere segnalato anche nelle prestazioni correnti per consentire una più agevole analisi del dato. Una criticità che sarebbe superabile con schemi di bilancio omogenei per tutte le Casse.
Per l'Inpgi (giornalisti) il rilievo riguarda innanzitutto gli oneri di gestione del patrimonio immobiliare (13,2 milioni) che l'ente esclude dal conteggio dei costi operativi mentre nella nostra elaborazione sono stati considerati per ogni ente analizzato. L'Inpgi detrae, inoltre, dai costi operativi il recupero spese della gestione separata (2,4 milioni), oltre ad altri oneri che invece sono stati inseriti nei nostri criteri di riclassificazione per rendere possibile un confronto omogeneo tra tutti i bilanci degli enti pensionistici. (V.D.A.- M.A.M.)
